giovedì 29 gennaio 2009

Paese mio ti lascio, e vado via...

Questo è uno di quei post difficili da scrivere. Di quelli che si scrivono con le lacrime agli occhi e pesando ogni parola. Me ne vado, lascio la Stampa.it. Ho già aperto una nuova pagina su blogspot. Sono stufa di Type Pad. Non compaio in lista aggiornati da mesi ( e nessuno risponde alle mail di protesta ), spesso riesco a pubblicare i post al settimo tentativo, perdo ore per cercare di sistemare immagini e quasi sempre rinuncio. Basta! è vero che il servizio è gratuito, ma è misero. Anche su blogspot lo è, ma il layout è accattivante, posso sistemare foto e ho linkato già alcuni dei vostri blog ( compaiono in ordine di aggiornamento....;)). Voglio qualcosa di più allegro, più facile. più personalizzabile.


Ci tengo davvero tanto a dire che lascio la piattaforma a malincuore, e solo per problemi tecnici.


Mi dispiace, è ovvio. Un bel po'. Continuerò a leggervi e a commentarvi. COme se fossi ancora qui. La mia paura è che smetterete di leggermi, ma credo di no. Come andavate a cercarmi prima, dato che da nessuna parte c'era scritto che avevo aggiornato il blog, lo farete anche ora. O no? rassicuratemi...! Vi aspetto http://stelladineve.blogspot.com


Vi abbraccio tutti


Giulia

martedì 27 gennaio 2009

....Basta portarmi in barca....

Seduta nella mia stanza, mentre faccio il login appare il riquadro della pubblicità delle Cime Bianche. Sinistro. Mi fa venire il mal di mare. Ho costantemente il mal di mare. Quando studio, quando mangio, mentre faccio il sudoku, mentre scrivo questo pezzo, mentre scio. Mentre dormo. Dormo e ho il mal di mare. Sballottata qua e là dalla forza enorme del mio pensiero. Ha una forza terribile, anche se io sono piccolina. E allora sono lì, tra una testa bassa ad allacciare gli scarponi e il progetto di una fuga che non attuerò mai. Perchè non si fa. E sono lì tra un abbraccio fortissimo e un mal di mare, e un ricordo che non vuole annegare. E la felicità di quella vicinanza, di sapere che c'è. E chiedersi se mai mi dimenticherà, se un giorno smetteremo di scriverci, e provare un brivido di solitudine sconfinata al solo pensiero.


E un cavallo bianco parcheggiato, che non so quanto sia sicuro

venerdì 23 gennaio 2009

L'eleganza del riccio

L'ho letto. Tra un treno e l'altro, tra un raffreddore e l'altro, l'ho letto. L'ho finito tre settimane fa e sono ancora qui a chiedermi se mi è piaciuto o no. Ho apprezzato la rilettura in chiave moderna della favola "donna modesta trova principe azzurro ricco", ho sperato invano, sapendo di sperare invano, in un lieto fine, e quando non c'è stato ho versato la lacrimuccia.


Ho trovato pesante e inutile la lunga dissertazione su Occam, e esageratamente grottesche le descrizioni fisiche della portinaia, troppo lontane dalla realtà. Lei è relativamente giovane, e viene descritta come un'ottantenne (parecchio malmessa). La scena in cui la bambina risponde allo psicologo della mamma è allucinante, irreale al massimo.


Siamo d'accordo che deve essere irreale, è la trasposizione di una favola. Ma forse un pizzico in più di aderenza alla realtà oggettiva di questo mondo (in un condominio signorile non c'è un tale cesso di portinaia) avrebbe reso il tutto più scorrevole

sabato 17 gennaio 2009

L'uomo e la bambina (parte IV)

L'uomo era seduto su una panchina accanto al fiume. Il suo sguardo si perdeva nella nebbia. Non fumava. L'uomo non fuma. La bambina arrivò piano, scivolando nella nebbia. Gli si sedette accanto e, parlando sottovoce, confidò solo a lui ciò che tanto la preoccupava, ciò che era andato a minare improvvisamente la sua nuova serenità. Confidò solo a lui quella cosa spaventosa, che le era così estranea. L'uomo taceva, e per la prima volta da quando lo conosceva avvertì ntorno a lui l'aura di un giudizio, l'ombra scura della disapprovazione. Insieme si alzarono, e la bambina gli cinse la vita con le braccia e appoggiò la testa sul suo petto.Dopo un po',riluttante, le circondò le spalle con le braccia, senza stringere. E lei, del tutto irrazionalmente, si sentì al sicuro.


(l'abbraccio è ormai formulare. L'uomo è sempre più alto)

giovedì 15 gennaio 2009

Da Parma a Piacenza

Seduta di fronte a me, borsa di Gucci, stivali di Prada, si stringe nel Moncler per il freddo. é bellissima. Legge Delitto e Castigo. Chissà se ne afferra davvero il significato, se sogna di sentirsi Rodja e di essere Sonja. Mi osserva di sottecchi, di tanto in tanto. Chissà cosa pensa di me sbracata in un angolo, dei miei occhi segnati, delle mie labbra bruciate dal sole, delle mie lenti sporche, del mio parlare al telefono sottovoce ma mai abbastanza. Si ritocca il trucco con fard di Chanel e rossetto di Yves Saint Laurent. Dalla borsa estrae un'agenda di marocchino rosso e inizia a iscrivere frenetica. Ogni tanto, alza lo sguardo verso di me. Ad un tratto, mi chiedo se il suo uomo la ami quanto il mio ama me.


Starà mica scrivendo qualcosa su di me?


(influssi de "l'eleganza del riccio")

mercoledì 14 gennaio 2009

Partenze

Lasciare Valtournenche, la sera, nel buio, col pullman, è l'essenza della malinconia. Lasciare ricordi, momenti sereni. Lasciare lacrime e disperazione. Ricordi di trasgressione e timore d'abbandono. Ore di studio matto e disperatissimo, mentre fuori il sole scintilla sulla neve. Non voglio andare via, chissà quando riuscirò a tornare.


Lasciare Valtournenche di mattina, con te, in macchina, è l'essenza della speranza. Lasciarsi alle spalle un week end meraviglioso con la certezza che ce ne saranno tanti altri. E avviarci insieme alla nostra quotidianità.

sabato 3 gennaio 2009

Fine?

Chissà se è questa novella stabilità a minare la mia ispirazione, la mia voglia di scrivere. se è questa tranquillità interiore, questa certezza di non essere più sola,questa gioia tranquilla che mi prende quando squilla il telefono, quando vedo la tua macchina, quando mi addormento tra le tue braccia che riduce il mio disperato bisogno di scrivere. O forse è perchè da quando ci sei tu ho meno tempo vuoto, e allora quando torno a casa la sera ho solo voglia di telefonarti.


Ma non voglio che finisca, non voglio chiudere il blog. Eppure non so più come riempirlo, le parole non escono più fluide come una volte. Come se questo amore mi avesse assorbito l'anima